Tag: michelinguide

Osteria Bakarè – Peschiera del Garda (VR)

Una mattina, ero in studio, e mi squilla il telefono: mi compare il bel faccione di un caro amico Chef che, dopo i convenevoli di rito, mi chiede se fossi mai stato a mangiare da Bakarè Osteria.

Io gli rispondo, candidamente, che è un posto che mi intriga parecchio, ma mi ha sempre frenato la sua pagina web delle prenotazioni, che trovo discretamente irritante per i toni da miglior ristorante al mondo.

Al che lui mi dice: «se vuoi andare, ti prenoto io e sei mio ospite».
Gli rispondo che, se vuole pagare lui, possiamo andare assieme, ma, per mia politica personale, se vado da solo, mi pago sempre il conto.
Chiudo la telefonata dicendo, comunque, che se fossi andato l’avrei avvisato, cosa che, ovviamente, non ho fatto…
Il giorno successivo, alle ore 19,00, prenoto per le ore 19,30…

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Le Calandre *** – Sarmeola (PD)

Questo è un post che mi attirerà ire, strali e insulti di vario tipo, ma, onestamente, chissenefrega.

Il ristorante Le Calandre, quasi dieci anni fa, è stato mio mio primo ristorante tre stelle: ancora adesso, mentre scrivo, ricordo quel mercoledì a pranzo e buona parte dei piatti che mangiai.
Da allora sono tornato almeno una volta l’anno e, anzi, era uno dei due locali (l’altro era La Peca) dedicati ai festeggiamenti importanti: l’ultimo fu nell’agosto del 2020, quando il Nano compì 18 anni.

Quella cena, ovviamente parametrata a un ristorante tre stelle Michelin, non fu particolarmente brillante, anzi, si intravedeva un pochino di appannamento, il cui culmine fu il c.d. main course a base di maiale che, sia nell’estetica, che nel gusto, ricordava un piatto da trattoria.

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Riva Restaurant – Numana (AN)

Partiamo dalla premessa che capire dove diamine si trovasse il ristorante e, in particolare, la sua entrata è stata un’impresa abbastanza epica: mentre attendevo che la mia Ospite arrivasse ho dovuto controllare su Google Maps per tre volte per capire se fossi nel posto giusto.
La magra consolazione è stata che anche gli altri avventori che si avvicinavano al ristorante avevano la mia stessa faccia smarrita.

Partendo dal fondo, considerato che, sul web, ormai, il livello medio di attenzione è di pochi secondi, parto subito col dire che la sala è stata imbarazzante, mentre la cucina, nonostante alcuni (troppi) errori di cottura, sparpagliati lungo tutta la cena, non è stata male, anche grazie alle ottime materie prime.

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Gli imperscrutabili misteri della Guida Michelin

Questo mio post, contrariamente a quanto accade di solito, comparirà solo su questo sito perché non voglio mettere in difficoltà il ristorante di cui parlerò, perché non se lo merita per nulla: purtroppo, mi sono reso conto che la lettura dei post su IG ottiene pochi secondi di attenzione e, quindi, difficilmente, anche in ragione dei limiti dettati dai caratteri a disposizione, si riesce a fornire una visione più completa del pensiero o, quantomeno, a farla percepire a una lettura fugace.

Pochi mesi fa, ancora nel 2024, la Guida Michelin ha, come ormai fa da qualche anno, deciso di inserire (rectius menzionare) nel proprio sito e, quindi, a cascata nella pubblicanda guida cartacea, due nuovi ristoranti in territorio veronese: Vert Osteria Contemporanea e Locanda di Nonna Ida.

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Dieci piatti da ricordare – Il mio 2024

Anche per quest’anno siamo arrivati alla fine.

Rispetto agli anni scorsi, per mia scelta, ho deciso di girare molto meno, ma, comunque, tra una cosa e l’altra, almeno 1500 piatti gourmet me li sono fatti: per gli amanti delle statistiche, ho mangiato stellato ventotto volte, tra cui sette, per me nuovi e, in alcuni casi, proprio nuovi, tre stelle Michelin, in cinque paesi d’Europa.

Ciò nonostante, salvo rare eccezioni, le vere soddisfazioni gastronomiche mi sono arrivate da ristoranti più modesti, spesso mono stella o anche non stellati; in alcuni casi ristoranti che hanno, poi, conquistato la stella in corso d’anno: come vedrete, infatti, tra i miei dieci piatti da ricordare compare un solo ristorante tre stelle e un solo ristorante due stelle il che la dice lunga su quanta noia viaggi ad alti livelli gastronomici.

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Trattoria Contemporanea * – Lomazzo (CO)

In tanti anni col sedere appoggiato sulle sedie dei ristoranti ho cominciato a inquadrare quali possano essere i segnali della presenza di potenziale fuffa.

Alcuni dei segnali che, di solito, sono sintomatici della presenza di potenziale fuffa sono l’utilizzo dello strumento del gioco a tavola, l’esaltazione dei rituali gastronomici (pensiamo, ad esempio, a come vengono spadellati dei famosi paccheri…), lo spiegone estremo, ai limiti dell’evocazione del sacro.
La filosofia sottostante è la stessa che si trova nel gesticolare sinuoso delle mani da parte dell’illusionista: ti fa spostare l’attenzione sui movimenti perdendo così il focus su cosa stia effettivamente accadendo.
[…]
Un’ora e quarantacinque minuti di macchina e mi sono ritrovato in un ex cotonificio, ristrutturato in stile industrial, contornato da tanti ragazzi (giovanissimi) e sorridenti che sono riusciti subito a mettermi a mio agio.
Mi ha ricordato molto il servizio che ho incontrato al nord: un giusto connubio tra forma e convivialità, senza manici di scopa infilati “dove non batte il sole”.

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Quattro Passi *** – Nerano (NA)

A mio avviso, il 2018 è stato l’ultimo anno in cui la Guida Michelin, per lo meno in Italia, ha attribuito le tre stelle a uno Chef che portasse con sé una precisa identità gastronomica, non appiattita, su uno stile comfort-francese e, ovviamente, mi riferisco a Mauro Uliassi.

Con questo non voglio dire, sempre dal mio punto di vista, che gli Chef successivi non avessero una loro identità, spesso molto geograficamente orientata, ma certamente non hanno brillato per la volontà di andare fuori da un percorso gastronomico assolutamente dritto, privo della benché minima curva o variazione.

Il nuovo ristorante tre stelle, ossia il Quattro Passi di Nerano, rientra anch’esso in questo filone: una cucina, certamente fatta bene, ma votata ad accontentare il classico Cliente Michelin (di cui abbiamo già parlato), che, tuttavia, in un viaggiatore gourmet, non è destinata a lasciare un grande segno e, men che meno, a giustificare il c.d. “vale il viaggio”.

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Nin * – Brenzone sul Garda (VR)

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di un ristorante stellato, fanno la famosa battuta, ormai trita e ritrita: “Ok, la pasta è cotta! Adesso puoi buttarla giù!”
Ovviamente, poiché loro non sono mai stati in un ristorante di fine dining, si riferiscono al fatto che la portata sia (apparentemente) misera: è, tuttavia, evidente che quella “misera portata” deve essere inserita all’interno di un contesto di più portate e, quindi, alla fine, non si esce mai dal ristorante con la sensazione della fame.

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Caino ** – Montemerano (GR)

Il 2024 si apre con la visita a uno dei ristoranti unanimemente considerato uno dei templi della gastronomia italiana: Ristorante Caino a Montemerano.

La padrona di casa (Shef come si chiama lei anche per rivendicare il suo ruolo di donna) è Valeria Piccini ed è una delle pochissime donne chef italiane (in totale sono dieci) ad aver ottenuto la stella Michelin: in questo caso, vanta addirittura due stelle da oltre vent’anni.
La cucina è dichiaratamente quella del territorio (siamo in Maremma) anche se con contaminazioni e rivisitazioni in chiave contemporanea.

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Il (vero) cliente della Guida Michelin

Cos’hanno in comune gli otto piatti raffigurati nella foto qui sotto?

Sono otto piatti, di altrettanti ristoranti stellati, che ho mangiato nel 2023 in quattro diversi stati europei: Italia, Danimarca, Germania e Svezia: cinque di questi sono ristoranti tre stelle, un due stelle, un mono stella e un ristorante che ha conquistato la stella nel corso dell’anno.

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